Le tre indagini (visita, elettrocardiogramma, ecocardiogramma) sono di regola sufficienti a formulare una diagnosi corretta dei difetti cardiaci congeniti, evitando nella maggior parte dei casi indagini più invasive e potenzialmente più rischiose.
L’ecocardiografia fetale
Circa il 2% di tutti i nati vivi ha una malformazione strutturale già presente in utero, e molte possono essere scoperte con gli ultrasuoni; circa il 25% di queste malformazioni sono cardiache. Per tali motivi lo studio approfondito del cuore fetale è suggerito, di solito dall’ecografista ostetrico, ad un gruppo selezionato di gravide con precisi fattori di rischio, individuati e stabiliti ormai da alcuni decenni.
Talvolta è semplicemente difficile, per motivi materni o di posizione fetale, visualizzare correttamente il cuore, che misura, all’epoca della diagnosi morfologica classica, poco più di un centimetro. L’individuazione del tipo di cardiopatia e della sua gravità saranno il cardine della condotta ostetrica.
Non è quasi mai indicato alcun trattamento dei difetti cardiaci in utero, ma la programmazione del parto in sicurezza e nelle strutture dove opera personale esperto e dedicato può fare la differenza nella storia clinica del nascituro.